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Sir Heinrich Von Larsen

~ Qualunque storia, incomincia sempre con una lettera

Sir Heinrich Von Larsen

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Le puttanate, vengono da Basso; da Fortezza da Basso

31 venerdì Lug 2015

Posted by hvlars in Seriamente parlando...

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#stupro #ragazza #fortezzadalbasso

Sto seguendo la vicenda di questa povera crista, con un misto di schifo, parolacce e di altre cose che non posso dire, pensatele voi quelle che volete. Non basta il fatto che che a questa povera ragazza siano passati sette anni da incubo no, adesso grazie a questa sentenza, si è ritrovata come era sette anni fa; all’inizio. All’inizio di un incubo, un incubo che non morirà mai, un incubo del quale sarà sempre lunedì mattina e mai domenica. Ho trovato, un’articolo di risposta, di uno degli avvocati difensori, alla lettera di sfogo, di questa ragazza sul blog Abbattiamo i muri «Se fossi morta sarei più credibile?»
Non voglio, gettare fango… ma leggendo quest’articolo mi sono sorti alcuni dubbi; che voglio condividere con voi e lo farò tra parentesi quadre.
«Sta infangando la vita di 6 innocenti»

 La risposta dell’avvocato di uno dei sei giovani accusati di stupro e poi assolti, dopo il post amareggiato della ragazza che nel 2008 li denunciò di violenza sessuale

Qualche ora dopo la pubblicazione dell’articolo «Se fossi morta sarei più credibile?», il post amareggiato della ragazza che denunciò sei coetanei di averla violentata nel 2008 alla Fortezza del Basso e appena assolti dalla Corte d’Appello di Firenze, abbiamo ricevuto un’email da Salvatore Santagata, avvocato di L.P, uno dei sei. La lettera della giovane che oggi ha 29 anni era un commento sulla sentenza che ritiene ingiusta: «A sette anni di distanza ho ancora attacchi di panico, ho flashback e incubi e lotto giornalmente contro la depressione e la disistima di me». Come abbiamo dato spazio alle sue parole, crediamo sia giusto darne altrettanto alla controparte. Qui riportiamo l’email ricevuta: «In qualità di difensore di L.P., uno dei ragazzi accusato falsamente di aver commesso il più odioso dei delitti tra quelli contemplati dal codice penale, ritengo necessario ristabilire quella verità che per sette anni è stata distorta infangando la vita di sei (in realtà sette, vedremo poi perché) ragazzi e delle loro famiglie. La sentenza della Corte d’Appello di Firenze ha riconosciuto l’innocenza degli imputati semplicemente perché è stato dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che non vi fu alcuna violenza sessuale di gruppo e che la ragazza non era e non è assolutamente attendibile, perché non si può riconoscere la patente di attendibilità a chi ha calunniato un povero innocente (il settimo ragazzo) ed ha mentito per ben 29 (ventinove!) volte.

[vorrei ricordare: stato di post-sbornia, shock, paura. Se ha mentito queste 29 volte, dove è possibile leggere le dichiarazioni di questa ragazza? Così per curiosità.]

In questa triste vicenda, infatti, nessuno ha ricordato che durante tutto il processo di primo grado i ragazzi accusati dalla sedicente vittima erano sette e non sei. Per fortuna, però, il Tribunale di Firenze – nonostante la ragazza abbia riferito più volte, sotto giuramento, di avere impresso il ricordo di questo settimo ragazzo, con il cappello e la camicia nera, nell’abitacolo della macchina nel momento in cui cominciarono le presunte violenze di maggiore gravità – ha escluso la sua presenza per una serie numerosissima di circostanze oggettive, tutte puntualmente riscontrate, che lo collocavano altrove rispetto al luogo della presunta violenza. A tale proposito è bene sottolineare che la sedicente vittima non ha impugnato la sentenza di assoluzione pronunciata in favore di questo settimo ragazzo. infatti, è stato invece assolto il brasiliano di 29 anni, D. De M. S. [La Nazione Firenze 14/01/2013] Alla calunnia di cui abbiamo appena detto, si aggiungono le 29 falsità di cui riportiamo, in via di estrema sintesi, soltanto le più rilevanti:

1.Il Tribunale di Firenze (nella sentenza di primo grado, confermata sul punto da quella di appello) ha affermato che gli esami medici compiuti escludono la violenza sessuale descritta dalla ragazza stante la TOTALE CARENZA DI TRACCE DI ESSA, pacificamente incompatibile con un episodio di stupro di gruppo.

2.Sempre per il Tribunale di Firenze (nella sentenza di primo grado, confermata sul punto da quella di appello), la ragazza mente anche sul luogo della presunta violenza poiché dagli accertamenti tecnici esperiti “Non è revocabile in dubbio che a quell’ora gli imputati,(…), fossero nella zona dove tutti sostengono (…). L’incontrovertibile ricostruzione non può che essere messa in relazione con la testimonianza sul punto della persona offesa, pregiudicandone fortemente l’attendibilità, anche con riguardo alle risposte, in controesame a specifiche domande, di espressa esclusione da parte sua che la fase più grave dell’accaduto avesse avuto luogo presso lo “Strizzi garden” (…).

[visto che: ‘Prima di lui hanno testimoniato tre giovani, un ragazzo e due ragazze. Il primo aveva visto la giovane su una giostra, circondata da un gruppo, dal quale ogni tanto ”uno si staccava, la baciava e la palpeggiava”. Poi lui stesso, mentre stava uscendo con alcune amiche, la vide lasciare la Fortezza, ”sorretta da due ragazzi”’, domanda, scusate ma io sono stupido; passi il ‘uno si staccava, la baciava e la palpeggiava’ quindi si può supporre che ci stava, ma la frase successiva mi lascia un pochino perplesso ‘sorretta da due ragazzi’ come faceva ad essere ‘presente a se stessa’ se era sorretta da due ragazzi?]

3.La Consulenza Tecnica tossicologica depositata in sede di appello ha escluso, nonostante i ripetuti racconti della sedicente vittima, che la ragazza fosse ubriaca all’uscita dalla Fortezza da Basso. Infatti, è stato accertato che a quell’ora la concentrazione ematica di alcol della sedicente vittima era inferiore a 0,8 g/l ed era in fase di costante diminuzione.

[Come è stata misurata questa concentrazione ematica di alcol, e a quando si riferisce quel ‘è stato accertato che a quell’ora’? Mi par di capire che come ‘è stato accertato che a quell’ora’ ci doveva essere una unità medica che per puro caso si trovava li e, non avendo un cazzo da fare, prendeva campioni cosi a buffo sulle percentuali di alcol nel sangue. Se c’era questa unità, perchè non è intervenuta? Alla faccia del giuramento d’Ippocrate; o ‘a quell’ora’ si riferisce a quando ha fatto la denuncia… il giorno dopo???]

In buona sostanza, non vi è una sola parte del racconto narrato dalla sedicente vittima che abbia trovato conferma nella realtà dei fatti; ecco perché la Corte d’Appello di Firenze ha assolto i sei imputati, non perché abbia espresso un giudizio di disvalore nei confronti della condotta di vita della ragazza che mai è stata stigmatizzata, ma semplicemente perché innocenti. Fino ad oggi avevamo deciso di non rispondere ai numerosi articoli di stampa né alle provocazioni dei tanti che, senza conoscere neppure una pagina delle migliaia che compongono l’istruttoria di questo processo, si sono permessi di esprimere giudizi gravemente lesivi della dignità e della reputazione dei Giudici della Corte d’Appello di Firenze nonché delle sei vittime di questo processo; dopo oggi, rivendichiamo la verità storica e processuale degli accadimenti e preannunciamo che agiremo nei confronti di chiunque tenti di distorcerne il contenuto». [NON è mia intenzione di distorcerne i fatti, ma semplicemente le mie sono constatazioni logiche su quello che leggo e aggiungo il desiderio di poter leggere gli atti, ma non per distorcere o deformare la verità storica e processuale, lungi da me, ma per avere una chiara idea di ciò che è stato.] Analizzando l’articolo del 01/09/2012 si legge che:

La giovane, allora ventiduenne, fu violentata nella notte tra il 25 e il 26 luglio del 2008 nel parcheggio della Fortezza da un gruppo ragazzi. – Cercò di aiutarla, di trovare le parole giuste per convincerla ad andare all’ospedale e denunciare quanto successo ai carabinieri, di raccontare cosa era accaduto quella maledetta notte tra il 25 e il 26 luglio del 2008 quando fu violentata in un parcheggio della Fortezza da Basso. Poi, il giorno dopo, si fece dare da lei il numero di uno dei 6 o 7 giovani che erano con lei la sera prima e lo chiamò: ”Io non c’ero, io non c’entro” mi disse subito al telefono, prima ancora che io riuscissi a chiedergli se era orgoglioso di quello che avevano fatto”. E’ una parte della testimonianza dell’allora fidanzato della ragazza che nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2008 fu violentata in un parcheggio della Fortezza da Basso. Un’udienza anche drammatica, nel corso della quale il giovane ha confermato quanto dichiarato alla polizia nei giorni subito dopo lo stupro di gruppo che la ragazza, all’epoca 22enne, aveva denunciato. Tra molti ”non ricordo, sono passati oltre tre anni e mezzo”
[cioè, mi pare di capire che il processo è stato istruito dopo tre anni e mezzo dallo stupro? Ammetto che in questo caso l’articolo non è chiaro.]
sui quali i difensori degli imputati hanno messo l’accento, spesso interrotti dal presidente, il giovane ha ricostruito le due telefonate avute con la ragazza intorno alle 4 di notte, ”torno a casa con grande dolore, mi hanno presa in 6 o 7 e mi fa male dappertutto”. Solo il giorno dopo, pero’, la giovane convinta anche da un’amica, si reco’ all’ospedale e presento’ denuncia. Lei, due di quei ragazzi li conosceva e per gli inquirenti fu facile arrivare a tutto il gruppo. L’ex fidanzato, il rapporto tra i due si interruppe già nel settembre 2008, nel corso della sua testimonianza ha ricordato che la ragazza, ”non reggeva l’alcool”, gli disse subito che l’avevano fatta bere e che uno di loro, prima della violenza di gruppo avvenuta in un’auto lontana da possibili testimoni, l’aveva costretta a un rapporto orale nel bagno di un bar della Fortezza, dove era in corso una delle serate organizzate nell’ambito dell’Estate fiorentina. In un altro articolo si legge che:  Firenze, 13 maggio 2011 – “A un certo punto staccai il cervello, la testa, fu come un black out. Fu una forma di autodifesa. Poi, quando mi ripresi, inizia a scalpitare, li scacciai”.  E’ un passo del racconto della ragazza che nel luglio 2008, quando aveva 23 anni, denunciò un gruppo di giovani accusandoli di averla violentata in un’auto, nelle vicinanze della Fortezza da Basso, a Firenze. Oggi, in aula, la giovane ha risposto alle domande degli avvocati e del pm. Come nelle scorse udienze, c’erano alcuni dei sette imputati, anche con i genitori. La giovane ha ricostruito un rapporto sessuale avuto quella sera con un imputato – “Un’esperienza che mi lasciò una brutta sensazione, ma che, per superarla, mi chiusi come in una parentesi”, ha ricordato. Durante una festa alla Fortezza, la ragazza ha denunciato, l’avrebbero fatta bere molto. Poi, usciti da là, la violenza di gruppo, in auto, con i giovani che si avvicendavano per abusare di lei. Fu in quei frangenti, ha raccontato stamani, che staccò’ il cervello, ”come autodifesa”.
Lei ha scritto che la violenza non è stata soltanto quella notte, ma pure quella che una donna deve subire nelle indagini della polizia, “e le 19 ore di processo in cui è stata dissezionata” la sua vita.
“Devi convincerli di essere credibile. Se hai girato un film con un amico in cui facevi il personaggio della prostituta vogliono sapere come mai. Così indagano sui tuoi gusti sessuali, con chi sei stata prima, per quanto tempo. Sul fatto che sei femminista, che lotti per le battaglie lgbt o se hai partecipato a una manifestazione. Al processo un avvocato ha tirato fuori una foto postata tre anni dopo su un social in cui sorridevo a un concerto, per dimostrare che non stavo poi così male”.
[Non è una cosa nuova: ‘«La condotta della guerra si fonda sempre sull’inganno» (Sun Tzu, L’Arte della Guerra) Strategia come arte dell’inganno, ma non solo, l’artista è colui il quale è capace di piegare l’avversario alla propria volontà creando delle condizioni tali per cui questi sia costretto a fare ciò che noi vogliamo.’ il trucco è semplice, si prende una foto in cui la vittima è felice et voilà tutti credono che sia una montatura. Ho già visto questa immonda porcata, e l’ho vista a danno della mia carissima amica Caterina Simonsen. Caterina è una povera ragazza la cui la sorte gli ha dato come fardello quattro malattie rare localizzate solo in zona polmoni e fegato… Usarono una foto in cui si vedeva sorridente e a fare sport inguriando ‘Non sta poi cosi male, se…’ è molto facile decontestualizzare un’immagine.]
I giudici hanno scritto…
“Che ho una condotta sregolata, confusa, che avevo bevuto e che quei ragazzi avrebbero mal interpretato la mia disponibilità. [Per loro “No” è “Sì”, e “Sparisci”, “Prendimi, sono tua” Megara Hecules 1997. ma come è possibile: il l’ex-ragazzo, afferma che ”non reggeva l’alcool”, un testimone afferma che “la vide lasciare la Fortezza, ‘‘sorretta da due ragazzi”  si legge che la ragazza se pur ubriaca era presente a se stessa, ma prima si è letto che: che il tasso alcolico era inferiore a 0,8 g/l ed era in fase di costante diminuzione. E’ vero che non sono un’analista e giudico solo quello che vedo ma, una ragazza che non regge l’alcol, il cui tasso alcolico era inferiore a 0,8 g/l ed era in fase di costante diminuzione ma che deve essere sorretta da due ragazzi perché non riesce a stare in piedi, essendo però è presente a se stessa… a mio avviso troppi cani che si mordono la coda.]. Guardi io non capisco niente di processi e dei cavilli a cui si attaccano, io sento solo il male che ho ancora dentro e che da quel male vorrei guarire, tornare a una vita come le altre. Invece sono piena di ricadute. È come un elastico quella notte, mi riporta ogni volta indietro appena cerco di andare avanti”.
Cosa prova nei confronti degli imputati, uno lo conosceva, eravate amici…
“Non provo odio, non ho mai pensato alla castrazione chimica. Invidio le loro vite composte, i loro buoni avvocati, quello che fa il regista, quello che si è sposato, quelli che si sono laureati e hanno messo ordine nelle loro esistenze che io vedo da così lontano. Cerco ogni giorno di riprendere fiducia nel genere umano, è stato orribile non fidarsi di nessuno, non riuscire ad avere una relazione, fuggire per al contatto fisico perché anche una carezza, una mano che ti sfiora ti riporta al passato… E’ come avere davanti un muro. Vorrei dire una cosa”.
Quale?
“Vorrei che qualcuno mi aiutasse a non arrendermi e a credere nella giustizia… ma cosa succede se non ci sarà la Cassazione? È finita?”. Quattro deputati del Pd hanno annunciato un’interrogazione al ministero di Giustizia “affinché valuti se non sia opportuno chiedere una relazione alla Procura generale di Firenze sul perché non sia stato presentato ricorso contro l’assoluzione” e se “inviare un’ispezione”. Qualche giorno fa, Lisa Parrini, legale della giovane, ha definito la motivazione della sentenza di secondo grado “densa di giudizi morali”.La legge è uguale per tutti, ma tutti sono uguali per la legge?  A quanto pare no.

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La società medievale di oggi in Italia.

20 lunedì Lug 2015

Posted by hvlars in Italiano, Seriamente parlando...

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#stupro #ragazza #fortezzadalbasso, ‪#‎nessunascusa

Di tutti i modi in cui avrei voluto e potuto incominciare quest’articolo, solo uno si adatta perfettamente: PORCA TROIA.

Questo post era, pardon voleva denunciare tutta la situazione di finto perbenismo moralista riguardante lo stupro di una minorenne avvenuto qualche giorno.

il 30 Giugno 2015 una mia cara amica condivide quest’articolo ‘Roma, 15enne violentata nella notte a Prati. L’aggressore si era finto un poliziotto’ lo stesso giorno a quasi un’ora di distanza aggiunsi: ‘… e i coglioni che si reputano ‘ben pensanti’ diranno: ‘eh però lei li ha incoraggiati, andando in giro la notte.’ Perchè si sà, la colpa non è mai del violentatore, ma della violentata. Ma annate ad asciugà gli scogli!!!‘ postando il primo Luglio ‘come volevasi dimostrare‘ mettendo questa foto:11011841_10206854859719370_6785523805121160695_n

Il cui commento gentile è stato : ‘Le mejo saranno SEMPRE le tipiche madri italiani asfissianti e possessive, quelle che addirittura si VANTANO che “mia figlia MAI in giro la sera”, che “mia figlia MAI con una gonna”, che “mia figlia MAI senza di me”, che quando l’amata figlia avrà 30 anni staranno ancora a rompere i coglioni che la disgraziata stia a casa alle 8. E intanto le figlie degli altri beh, so’ mignotte, ma perchè era vestita così, ma perchè è uscita di casa per stare con le amiche in un giorno di festa, ma le loro mamme dormivano? Arpie col dito puntato che si credono santarelline e brave donne.
Fanno più schifo come madri o come persone?’

Successivamente, mi imbatto in questo post; Vorrei tanto mettere il link, ma dal momento che posta ad una pagina specifica di facebook non posso farlo.

Ecco il testo:’Il mio pomeriggio sulla metro:
– salgo e due tizi (uno sulla quarantina e l’altro sulla cinquantina) già dalla banchina mi guardano e dicono: guarda come se ne va in giro tutta sola. (Erano le 19:55) salgo sulla metro ed i due corpulenti si avvicinano, io continuo a camminare e mi siedo dove di fronte c’era un’altra ragazza. I due continuano a parlare e a guardarmi, compresi i miei spostamenti, mi metto davanti alla porta per scendere nascondendomi dal loro sguardo. Per fortuna ho dovuto fare solo una fermata e poi sono scesa.
– prendo un’altra metro ore 20:11, salgo e vedo un tizio sulla 30ina che mi fissa , ci sediamo sui posto a quattro io attaccata ad una signora sulla 40ina. Il tizio mi fissa, ed inizia a sedersi anziché frontale di fianco allungando una gamba sul posto vuoto che ci separava e una mano mettendo così con il tronco di fronte a me. Dallo specchio frontale lo tengo d’occhio ed inizio ad essere pesantemente infastidita dal suo fissarmi ormai diventato squadrarmi fino a che vedo che il suo sguardo si abbassa: mi sta fissando il culo senza alcun ritegno. Sperando che i miei pantaloncini possano lasciar intravedere chissà che intimo.
A quel punto sono davvero incazzata e quindi decido di voltarmi e dargli un’occhiataccia, faccio così e lui vedendomi così mi fa: bel tatuaggio, particolare non l’avevo mai visto. Io rispondo :”grazie” con il tono più acido dell’universo, e dopo un po’ lui risponde quasi piccato un “prego” passano alcuni secondi ed il tizio inizia a canticchiare (non aveva auricolari) una canzone “fuck you, i wanna fuck you”. Sono rimasta immobile e all’ultimo momento mi sono alzata d’improvviso per scendere alla mia fermata (giusto per prenderlo in contropiede nel caso avesse intenzione di seguirmi).
In allegato come ero vestita oggi. (L’immagine, che non posso riportare, indica che la ragazza, snella porta una canottiera, per niente osè e un paio di shorts).
Ma questa gente non si rende conto di essere inquietante? Di spaventare e di mettere in imbarazzo se stessi e a chi si rivolgono?

E’ mai possibile che noi italiani siamo arrivati a questo?

Giudicare una ragazza, per come si veste? O porta tatuaggi?

Putroppo, ahimè, si!

La libertà di una persona finisce laddove incomincia quella degli altri; il confine tra queste due libertà è una domanda: chi sono io, per giudicare gli altri? Ma credo che tale domanda debba essere cambiata con: Chi cazzo sei tu per giudicare me!

Tornando alla povera ragazzina violentata, lo stupratore la ha avvicinata fingendosi un poliziotto, ha chiesto i documenti, ha chiesto di essere seguito in commissariato per accertamenti. La ragazzina, spaventata, lo ha seguito perché le avranno insegnato che alle Autorità non ci si oppone. Lui, l’ha condotta in un posticino appartato e l’ha violentata (aggiungo qualcosa sulla paura della ragazza, i tentativi vani di difendersi, il sentirsi strappare gli abiti di dosso, l’aver chiamato “aiuto!” Oppure solo “mamma!”, aver pregato perché non venisse ammazzata mentre LUI si sfogava su di lei, ecc…). Ora, per uno strano fenomeno maschilista e pedofilo del tutto italico, la ragazza sarebbe stata nel posto sbagliato, all’orario sbagliato e vestita succintamente. Se non ricordo male, poco tempo fa ci fu in India una manifestazione di sole donne; che si erano stufate di essere violentate e di sentirsi dire che la colpa era loro. Il ‘Ora, per uno strano fenomeno maschilista e pedofilo del tutto italico, la ragazza sarebbe stata nel posto sbagliato, all’orario sbagliato e vestita succintamente.‘ non è del tutto vero. Non crocifigetemi, leggete tutto il post; avrete tempo per farlo, dopo 🙂 . Diamo uno sguardo intorno a noi. Secondo un fantastico testo comico, dal titolo ‘COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA’ uomini e donne HANNO (visto quello che succede doveri usare il condizionale DOVREBBERO AVERE) gli stessi diritti… perchè non è così? Per quale motivo, non viene fatta ‘educazione sessuale’? Perchè non viene inculcato a sberle (due a due, finchè non diventano dispari) l’uso del preservativo? Perchè, se un uomo si scopa cinquanta donne è un figo, mentre se una donna ha rapporto con due uomini viene considerata una puttana? Tutto questo si riduce a tre semplici fatti: Società di tipo Maschilista, e Bigottismo medievale, uso smodato di ‘senno del poi’. Prima di continuare, DEVO fare una doverosa precisazione: La violenza sessuale è, secondo la definizione del codice penale italiano, la costrizione mediante violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali. Su un adulto è vergognosa, su un minorenne oltraggiosa!!! Ho fatto alcune ricerche… ‘La società italiana è impregnata da un’ottica maschile che molto banalmente considera l’uomo gran conquistatore e la donna gran mignotta. Una società in cui se un uomo fa una battuta a sfondo sessuale, è un simpaticone; se invece la stessa battuta la fa una donna, allora non ride nessuno perché certe cose in bocca a una donna sono volgari. Quella però è la medesima donna che, contemporaneamente, deve rinnegare la sua identità di donna per poter lavorare, rimandando il desiderio di avere un figlio a data da destinarsi… link ‘ Con orrore, ho trovato una chiara visione di quanto detto sopra.  Nel 1979, la vittima del processo filmato era una giovane di 18 anni, che denunciò per violenza carnale un gruppo di quattro uomini. Il processo fu reso difficile dal fatto che la vittima conosceva uno degli imputati e non presentava segni di percosse o maltrattamenti. Come difensore di parte civile, ancora una volta l’avvocatessa Tina Lagostena Bassi. In un’intervista del 2007, Lagostena Bassi dichiara: « Ricordo che la gente era sconvolta, perché nessuno immaginava realmente quello che avveniva in un’aula giudiziaria, dove la giustizia era altrettanto violenta degli stupratori nei confronti delle donne. Era una violenza… uno proprio la sentiva, materialmente » « Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l’uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire “Abbiamo parità di diritto, perché io alle 9 di sera debbo stare a casa, mentre mio marito il mio fidanzato mio cugino mio fratello mio nonno mio bisnonno vanno in giro? Vi siete messe voi in questa situazione. […] Ognuno raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza si fosse stata a casa, l’avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente. » Gli avvocati difensori al processo inquisirono sui dettagli della violenza e sulla vita privata della persona offesa, al fine di addossarle la responsabilità della violenza, tanto che ad un certo punto Tina Lagostena Bassi sente la necessità di ribadire che il suo ruolo non è quello di difendere la giovane che ha denunciato i quattro imputati. L’atteggiamento mentale che emergeva in aula era che una donna “di buoni costumi” non poteva essere violentata; che se c’era stata una violenza, questa doveva evidentemente essere stata provocata da un atteggiamento sconveniente da parte della donna; che se non c’era una dimostrazione di avvenuta violenza fisica o di ribellione, la donna doveva essere consenziente. « I fatti? Guardateli in concreto. Qui si tratta di una ragazza, senza offesa, perché signori miei, io non ho una cattiva opinione affatto delle prostitute […] qui si tratta di una ragazza che ha degli amanti a pagamento. […] Signori miei, una violenza carnale con fellatio può essere interrotta con un morsetto. L’atto è incompatibile con l’ipotesi di una violenza.»

Maschilismo ovvero Chi, o che, denota o rivela maschilismo, cioè l’idea di una presunta superiorità dell’uomo sulla donna: essere, proclamarsi m.; atteggiamenti, posizioni, affermazioni maschiliste

L’Assessore Angelo Colombo “Non sono di Sel né razzista, ma certe donne provocano e rischiano da come si vestono!!!” per poi chiedere scusa a destra e a sinistra. Ovviamente è la ragazzina che per come si era vestita con il chiaro intento di essere stuprata… ovviamente.

Bigottismo medievale, il bigotto è una persona che mostra zelo esagerato più nelle pratiche esteriori che nello spirito della religione ≈ bacchettone, ipocrita, moralista, puritano.

Il modo giusto per vestirsi è: per chi ha il seno generoso, se lo deve fasciare in modo da nasconderlo, portare vestiti in modo che non inducano a tentazione; maglia a maniche lunghe, gonna fino alle caviglie e possibilmente con stivali alti in modo da non mostrare le caviglie e il tutto corredato da mutandoni ascellari antistupro di zia Settimia.

Uso smodato di ‘senno del poi… eh se non usciva sarebbe successo; se mio nonno aveva tre palle era un flipper. Troppo comodo ragionare con la consapevolezza tardiva di come sarebbe stato meglio agire, è un modo vigliacco di scaricare la responsabilità.

IO sono un femminista, ed è un dato di fatto. Io credo che uomini e donne debbano avere la parità con gli uomini dal punto di vista politico, sociale e culturale e in questo mio blog, troverete molti articoli con i quali denuncio questa aberrazione.

Fino a qui sarebbe andato tutto bene (metaforicamente parlando) e il post si sarebbe chiuso qui… fino a che no ho trovato un’articolo…

MONTECATINI. Tutti assolti, con formula piena, perché il fatto non sussiste. Al termine di una camera di consiglio che si è protratta per quasi due ore, la Corte d’appello di Firenze ha ribaltato la sentenza di due anni fa: per i giudici di secondo grado, quello che è passato alle cronache per lo “stupro della Fortezza da Basso”, non c’è mai stato.

Per il presunto stupro, che secondo l’accusa sarebbe avvenuto a Firenze la notte del 25 luglio 2008 ai danni di una studentessa all’epoca 23enne, i sei giovani erano stati condannati a 4 anni e mezzo, mentre un settimo componente del gruppo di amici era è stato assolto.

Secondo il pubblico ministero, benché non l’avessero fatta bere per abusare di lei, quando però si erano accorti che la ragazza non era più in sé a causa dell’abbondante quantità di alcol assunto, ne avevano approfittato per fare sesso a turno in un’auto: un comportamento che, anche senza costrizione o minaccia fisica, configurava lo stesso per il codice penale il reato di violenza sessuale di gruppo.

La Corte d’appello ha accolto però in pieno la tesi delle difese: la ragazza, nota per le sue libertà sessuali, (quindi essendo bisessuale, un rapporto di convivenza ed uno omosessuale con una donna, la si può stuprare tranquillamente che tanto…), sarebbe stata consenziente durante i rapporti di gruppo e avrebbe fatto ritorno a casa in bicicletta; con il passare delle ore, però, si sarebbe resa conto di quello che era accaduto, per poi decidere di presentarsi in questura il 30 luglio dopo essere stata visitata al centro antiviolenza di Careggi; la denuncia fece scattare gli arresti che, a distanza di quattro anni e mezzo, si erano tradotti in una sentenza di condanna. La Corte d’Appello di Firenze ha scagionato sei imputati dall’accusa di aver violentato una 23enne dopo una festa, vicino alla Fortezza da Basso. I fatti risalgono al 2008. Nelle motivazioni si legge: “La vicenda è incresciosa, ma penalmente non censurabile. La giovane era presente a se stessa anche se probabilmente ubriaca, l’iniziativa di gruppo comunque non fu ostacolata”. Difensore: “Giudizi morali”

Essendo io ignorante; come si fa a dire che ‘la giovane era presenta se stessa anche se probabilmente ubriaca.’ [quando però si erano accorti che la ragazza non era più in sé a causa dell’abbondante quantità di alcol assunto…]  allora, c’è un probabilmente di troppo. Per chi non lo sapesse, l’ubriachezza è uno stato di intossicazione acuta da etanolo (alcool) al punto da alterare notevolmente le facoltà mentali e fisiche. (quindi anche se consenziente, vista l’alterazione dovuta all’alcool NON era presente a se stessa) I sintomi comuni possono includere il parlare in modo sconclusionato, la perdita dell’equilibrio, la mancanza di coordinazione, l’eccitazione, l’irritabilità, l’arrossamento di viso e occhi. Una persona che si trova in stato di alterazione delle proprie facoltà mentali per via di un abuso di sostanze alcoliche è detta “ubriaca”, la quale, la maggior parte delle volte, non ricorda l’accaduto.
Secondo i giudici, i ventenni abusarono delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della giovane che forse era ubriaca. In secondo grado, tutto ribaltato. Assoluzione. Perché per la Corte d’Appello la vicenda è “incresciosa”, “non encomiabile per nessuno”, ma “penalmente non censurabile“. In sostanza – ragionano i giudici nelle quattro pagine di motivazioni – la ragazza con la denuncia voleva “rimuovere” quello che considerava un suo “discutibile momento di debolezza e fragilità”.
La vicenda “incresciosa” è accaduta a Firenze nel 2008. In un’auto parcheggiata fuori dalla Fortezza da Basso, dove una ragazza ebbe un rapporto sessuale di gruppo al termine di una festa. Gli imputati, tutti italiani, avevano fra i 20 e i 25 anni. La ragazza 23. I giudici d’Appello adesso scrivono che il suo comportamento fa “supporre che, se anche non sobria” fosse comunque “presente a se stessa“. Inoltre “molte sono le contraddizioni” nel suo racconto: la sua versione è ritenuta “vacillante” e smentita “clamorosamente” dai riscontri. Riferendosi al rapporto, la Corte parla di una “iniziativa di gruppo comunque non ostacolata”. I giudici ritengono poi che i ragazzi possano aver “mal interpretato” la disponibilità della ragazza, me che poi non vi sia stata “alcuna cesura apprezzabile tra il precedente consenso e il presunto dissenso della ragazza, che era poi rimasta ‘in balia’ del gruppo”. Il difensore della 23enne, l’avvocato Lisa Parrini, bolla quella della Corte come “una motivazione densa di giudizi morali“. Il legale fa riferimento anche alla definizione “vita non lineare” data dai giudici a quella della ragazza, solo perché, spiega Parrini, “ha avuto due rapporti occasionali, un rapporto di convivenza e uno omosessuale”. (quindi seguendo la logica sopra indicata, questa povera ragazza è una navigatrice consumata di cazzi)  descritta “In una motivazione di sole quattro pagine – conclude l’avvocato – si sostiene che con il suo comportamento ha dato modo ai ragazzi di pensare che fosse consenziente”. In un passaggio i giudici definiscono la ragazza “un soggetto fragile, ma al tempo stesso creativo, disinibito, in grado di gestire la propria (bi)sessualità, di avere rapporti fisici occasionali di cui nel contempo non era convinta”.“Siamo indignate ed esterrefatte dalla lettura delle motivazioni della sentenza di assoluzione dei sei imputati per lo stupro della Fortezza. I giudici devono aver confuso i fogli con quelli di una sentenza emessa nell’Ottocento, perché stentiamo a credere che nel 2015 sia anche solo pensabile che la responsabilità di uno stupro ricada su chi lo subisce”. Lo affermano le parlamentari toscane di Sinistra Ecologia e Libertà, l’onorevole Marisa Nicchi e la senatrice Alessia Petraglia. «Questa sentenza rischia di vanificare lo sforzo sovrumano di tante donne che, credendo fermamente nella giustizia, hanno avuto il coraggio di denunciare e di ripercorrere quel percorso di dolore».Mi sono ricordato di una notizia simile… ma dal momento che si è svolta in un paese civilizzato…

Addio al celibato degenera in orgia: ballerina incinta e test di paternità per 8 uomini.

LONDRA (1 settembre 2009) – Doveva essere un addio al celibato indimenticabile e in un certo senso lo è stato davvero: otto uomini dovranno sottoporsi al test di paternità in Gran Bretagna, dopo che quella che avrebbe dovuto essere la classica notte di follie è degenerata in un’orgia. La notizia, riportata sul tabloid inglese The Mirror, sta scatenando un vero e proprio scandalo in Inghilterra.

La festa, durata alcuni giorni, si è svolta in trasferta a Merseburg, Germania. Per la serata clou era stata contattata una ballerina-spogliarellista, la ventenne Mandy Moeller. Tutto si è svolto come da copione, con gli uomini brilli, euforici e divertiti dall’esibizione della professionista, che ha ricevuto applausi molto partecipati dai presenti. Lo show non è finito però con lo spogliarello: terminato lo spettacolo la ventenne si è ritrovata a letto con tutti i partecipanti alla festa. Un finale di serata all’insegna della trasgressione che ha però avuto uno strascico: qualche tempo dopo la giovane si è accorta di essere incinta. Oggi è mamma di un bimbo di 16 mesi. Mandy ha richiesto, e ha ottenuto dal tribunale, un’ingiunzione grazie alla quale i potenziali papà sono ora obbligati a sottoporsi al test del DNA. Secondo la legge tedesca, infatti, chiunque sia il padre biologico della bimba sarà costretto a pagare gli alimenti per il suo sostegno. La Moeller ha spiegato così l’accaduto: «Dovevo solo ballare, ma mi sono lasciata andare. Era come stare sulla linea di montaggio alla Ford».

Strano che a questa ragazza essendo una spogliarellista, non gli sia stato detto che lei era nel torto visto il lavoro che fa; ma si sa la civiltà è a un metro oltre il nostro confine.

Nel mio piccolo, ho sempre cercato di immaginare la vita di una ragazza che ha subito una tale violenza… la lettera che leggerete da questa risposta, e vi far stare male come ci sono stato io.

Vorrei riuscire a scrivere qualcosa che abbia un senso ma non posso perché un senso, questa vicenda, non ce l’ha. Sono io la ragazza dello stupro della fortezza, sono io.
Esisto. Nonostante abbia vissuto anni sotto shock, sia stata imbottita di psicofarmaci, abbia convissuto con attacchi di panico e incubi ricorrenti, abbia tentato il suicidio più e più volte, abbia dovuto ricostruir a stenti briciola dopo briciola, frammento dopo frammento, la mia vita distrutta, maciullata dalla violenza: la violenza che mi é stata arrecata quella notte, la violenza dei mille interrogatori della polizia, la violenza di 19 ore di processo in cui é stata dissezionata la mia vita dal tipo di mutande che porto al perché mi ritengo bisessuale. Come potete immaginare che io mi senta adesso? Non riesco a descriverlo nemmeno io. La cosa più amara e dolorosa di questa vicenda é vedere come ogni volta che cerco con le mani e i denti di recuperare la mia vita, di reagire, di andare avanti, c’é sempre qualcosa che ritorna a ricordarmi che sì, sono stata stuprata e non sarò mai piú la stessa. Che siano state le varie fasi della lunghissima prima udienza, o le sentenze della prima e poi della seconda, ne ho sempre avuto notizia dai social media piuttosto che dal mio avvocato. Come mai questo accada non lo so. So soltanto che é come un elastico che quando meno me l’aspetto, mentre sono assorta e impegnata a affrontare il mondo, piena di cicatrici, ma cercando la forza per farcela, questo maledetto elastico mi riporta indietro di 7 anni, ogni maledetta volta. Ogni maledetta volta dopo aver lavorato su me stessa, cercato di elaborare il trauma, espulso da me i sensi di colpa introiettati, il fatto di sentirmi sbagliata, sporca, colpevole. Dopo aver cercato di trasformare il dolore, la paura, il pianto in forza, in arte, ecco un altro articolo che parla di me. E io mi ritrovo catapultata di nuovo in quella strada, nel centro antiviolenza, nell‘aula di tribunale. Tutto questo mi sembra surreale come un supplizio di Tantalo.
La memoria é una brutta bestia. Nel corso degli anni si dimenticano magari frasi, l’ordine del prima e dopo, ma il corpo sa tutto. Le sensazioni, il dolore fisico, il mal di stomaco, la voglia di vomitare, non si dimentica. Che poi quanti sforzi ho fatto per ritornare ad avere una vita normale, ricominciare a studiare, laurearmi, cercare un lavoro, vivere relazioni, uscire, sentirsi a proprio agio nel proprio corpo, nella propria città. E quante volte sono stata invece redarguita dal mio legale, per avere una “ripresa”. Per sembrare andare avanti, e non sconfitta, finita. “La vittima deve essere credibile”. Forse se quella volta avessi inghiottito più pasticche e fossi morta sarei stata più credibile? Forse non li avrebbero assolti? Essere vittima di violenza e denunciarla é un’arma a doppio taglio: verrai creduta solo e fin tanto che ti mostrerai distrutta, senza speranza, finché ti chiuderai in casa buttando la chiave dalla finestra, come una moderna Raperonzolo. Ma se mai proverai a cercare di uscirne, a cercare, pian piano di riprendere la tua vita, ti sarà detto “ah ma vedi, non ti é mica successo nulla, se fossi stata veramente vittima non lo faresti”. Così può succedere quindi che in sede di processo qualcuno tiri fuori una fotografia ricavata dai social network in cui, a distanza di tre anni dall’accaduto, sei con degli amici, sorridi e non hai il solito muso lungo, prova lampante che non é stato un delitto così grave. Fondamentale, ovviamente. A sette anni di distanza ancora ho attacchi di panico, ho flashback e incubi e lotto giornalmente contro la depressione e la disistima di me.
Non riesco a vivere più nella mia cittá, ossessionata dai brutti ricordi e dalla paura di ciò che la gente pensa di me. Prima la Fortezza da Basso era un luogo pieno di ricordi positivi, la Mostra dell’Artigianato, il Social Forum Europeo, i numerosi festival e fiere. Adesso é un luogo che cerco di evitare, un buco nero sulla mappa della cittá di Firenze. Mi é stato detto, é stato scritto, che ho una condotta sregolata, una vita non lineare, una sessualità “confusa”, che sono un soggetto provocatorio, esibizionista, eccessivo, borderline. C’é chi ha detto addirittura che non ero che una escort, una donna a pagamento che non pagata o non pagata abbastanza, ha voluto rivalersi con una denuncia. Perché sono bisessuale dichiarata, perché ho convissuto col mio ragazzo un anno prima che succedesse tutto ció, perché amo viaggiare e unito al fatto che non sono riuscita a vivere nella mia città dopo l’accaduto, ho viaggiato molto, proprio per quella sensazione di essere chiunque e di dimenticare la tua storia in un posto nuovo. Perché sono femminista e attivista lgbt e fin dai 15 anni lotto contro questo schifo di patriarcato che oggi come sette anni fa, cerca di annientarmi come ha fatto e fa continuamente, ovunque. Perché mi vesto non seguendo le mode, e quindi se seguo uno stile alternativo, gothic o cose del genere, sono automaticamente tacciata per promiscua. Perché sono (?) un’attrice e un’artista e ho fatto happening e performance usando il corpo come tavolozza di sentimenti e concetti anche e soprattutto legati al mio vissuto della violenza (e sì, la Body art é nata negli anni 60, mica ieri. Che poi, qualcuno si sognerebbe forse di augurare o giustificare chi stuprasse Marina Abramovic perché si é mostrata nuda in alcuni suoi lavori?). Ebbene sì, se per essere creduta e credibile come vittima di uno stupro non bastano referti medici, psichiatrici, mille testimonianze oltre alla tua, le prove del dna, ma conta solo il numero di persone con cui sei andata a letto prima che succedesse, o che tipo di biancheria porti, se usi i tacchi, se hai mai baciato una ragazza, se giri film o fai teatro, se hai fatto della body art, se non sei un tipo casa e chiesa e non ti periti di scendere in piazza e lottare per i tuoi diritti, se insomma sei una donna non conforme, non puoi essere creduta. Dato che non hai passato gli anni dell’adolescenza e della giovinezza in ginocchio sui ceci con la gonna alle caviglie e lo sguardo basso, cosa vuoi aspettarti, che qualcuno creda a te, vittima di violenza? Sono stata offesa non solo come donna, per ciò che sappiamo essere accaduto. Ma come amica, dal momento in cui il capetto del gruppo era una persona che consideravo amica, e mi ha ingannato. Sono stata offesa dagli avvocati avversari e dai giudici come bisessuale e soggetto lgbt, che hanno sbeffeggiato le mie scelte affettive e le hanno viste come “spregiudicate”. Sono stata offesa come femminista e attivista lgbt quando la mia adesione a una manifestazione contro la violenza sulle donne é stata vista come “eccessiva” e non idonea a una persona vittima di violenza, essendomi mostrata troppo “forte”. Sono stata offesa dalla corte e dagli avvocati avversari per essere un’artista e un’attrice (o per provarci, ad ogni modo), un manipolo di individui gretti che non vedono oltre il loro naso e che equiparavano qualsiasi genere di nudità o di rappresentazione che vada contro la “norma” (per es. scrivere uno spettacolo sulla prostituzione) alla pornografia. Mi hanno perfino offeso in quanto aderente alla moda giapponese delle gothic lolita (e hanno offeso il buon senso), quando hanno insinuato che fosse uno stile che ha a che fare con pornografia, erotismo e chissà cos’altro. Hanno offeso, con questa assoluzione, la mia condizione economica, di gran lunga peggiore della loro che, se hanno vinto la causa possono dir grazie ai tanti avvocati che hanno cambiato senza badare a spese, mentre io mi sono dovuta accontentare di farmi difendere da uno solo. E condannandomi a dovere essere debitrice a vita per i soldi della provvisionale che ho speso per mantenermi negli ultimi due anni, oltre al fatto che nessuno ripagherà mai il dolore, gli anni passati in depressione senza riuscire né a studiare né a lavorare, a carico dei miei, e tutti i problemi che mi porto dietro fino ad adesso. Rischio a mia volta un’accusa per diffamazione, anche scrivendo questa stessa lettera. Ciò che più fa tristezza di questa storia che mi ha cambiato radicalmente, é che nessuno ha vinto. Non hanno vinto loro, gli stupratori (accusati e assolti in II° ndb), la loro arroganza, il loro fumo negli occhi, le loro vite vincenti, per esempio l’enorme pubblicità fatta ai b-movie splatter del “capetto” del gruppo, sono andate avanti nonostante un’accusa di stupro. Abbiamo perso tutti. Ha perso la civiltà, la solidarietà umana quando una donna deve avere paura e non fidarsi degli amici, quando una donna é costretta a stare male nella propria città e non sentirsi sicura, quando una giovane donna deve sospettare quando degli amici le offrono da bere, quando si giudica la credibilità di una donna in base al tacco che indossa, quando dei giovani uomini si sentiranno in diritto di ingannare e stuprare una giovane donna perché e’ bisessuale e tanto “ci sta”. Quello che vince invece, giorno per giorno attraverso quello che faccio, é la voglia di non farmi intimidire, di non perdere la fiducia in me stessa e di riacquistarla nel genere umano, facendo volontariato, assistendo gli ultimi, i disabili, le persone con disturbi psichici (perché sì, anche quando si é sofferto di depressione e forse soprattutto per questo, si é capaci di essere empatia e d’aiuto). Se potessi tornare indietro sapendone le conseguenze non so se sarei comunque andata al centro antiviolenza, da cui é poi partita la segnalazione alla polizia che mi ha chiamato per deporre una testimonianza tre giorni dopo. Ma forse si, comunque, per ripetere al mondo che la violenza non é mai giustificabile, indipendentemente da quale sia il tuo lavoro, che indumenti porti, quale sia il tuo orientamento sessuale. Che se anche la giustizia con me non funziona prima o poi funzionerà, cambierà, dio santo, certo che cambierà.

La ragazza della Fortezza da Basso

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